EDOUARD MANET
Edouard Manet si dedicò alla pittura benchè fosse ricco di famiglia e si orientò verso il Realismo nonostante fosse stato educato, artisticamente, all'accademismo. Il suo primo capolavoro,
Il bevitore di assenzio, raffigura un uomo accasciato contro un muro e inebetito dall'abuso di assenzio.
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Manet, Il bevitore di assenzio, 1859 - Olio su tela - 1.81x1.06 m - Copenaghen Ny Carlsberg Glyptothek |
Non fu solo la vita dei bassi fondi ad interessare Manet come artista. Egli amò raffigurare anche l'alta borghesia e l'aristocrazia, classi sociali da cui proveniva.
Musica alle Tuileries ci mostra l'autore assieme a un pubblico di nobili, critici, poeti e artisti, riuniti ai giardini delle Tuileries per ascoltare musica.
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Manet, Musica alle Tuileries, 1862 - Olio su tela - 76x118 cm - Londra Nationale Gallery |
Nel 1863, al Salon des Refusés, fu esposta Le déjeuner sur l'herbe. L'opera ebbe l'effetto di un vero e proprio terremoto su pubblico e critica che la giudicò una oscenità. Il quadro rappresenta un gruppo di quattro persone: una di questa è una donna nuda, seduta e affiancata da due uomini completamente vestiti. Tale nudo apparve realistico e attuale, e in quanto tale imbarazzante. Manet adottò anche una tecnica pittorica nuova: fornì indicazioni solo sommarie nella descrizione delle forme e dei particolari del fondo, riducendo il chiaro-scuro e talvolta abolendolo.
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Manet, Déjeuner sur l'Herbe - 1863 - Olio su tela - 2.08x2.64 m - Parigi Musée d'Orsay |
Pochi mesi dopo la realizzazione del quadro sopracitato, Manet dipinse un secondo capolavoro,
L'Olympia, presentato al Salon ufficiale del 1865. Il quadro presenta una donna completamente nuda, identificabile con una prostituta, sdraiata sopra il suo letto disfatto. Sullo sfondo una domestica di coloro si avvicina per consegnarle un bouquet di fiori. Come nella Colazione sull'erba, la scena è costruita attraverso rapide pennellate e solo osservandola in lontananza acquista un effetto realistico. Pubblico, critici e giornalisti furono attratti dal uovo scandaloso dipinto di Manet e seppellirono di critiche tanto l'opera quanto il suo autore. Il dipinto fu definito "una spregevole odalisca con il ventre giallo". Manet , per quanto si ritenesse pronto a parare i colpi, disse al poeta Baudelaire, suo amico, di non essere mai stato così offeso dalle maldicenze della critica. In genere si compiaceva se il pubblico lo considerava provocatorio, trasgressivo e persino eccessivo; in una circostanza, però, gli attacchi lo ferirono profondamente. Manet spiegò che la sua Olympia altro non era che l'interpretazione in chiava moderna di un capolavoro rinascimentale, cioè la Venere di Urbino di Tiziano. Anche nel quadro del grande artista veneto, infatti, si vede una donna nuda sdraiata, sopra un letto disfatto, che guarda verso l'osservatore con fare sensuale, mentre sullo sfondo due domestiche si danno da fare col suo guardarroba. Benchè il legame con l'autorevole modello fosse evidente la critica non trovò giustificazioni. Il capolavoro di Tiziano aveva per protagonista una dea, e non una donna, meno che mai una prostituta; inoltre esso celebrava l'eros, ma circoscrivendolo nell'ambito matrimoniale, come dimostra la presenza del cagnolino (simbolo di fedeltà) che sonnecchia ai piedi di Venere. Olympia era tutto un altro discorso e Manet, ovviamente, ne era ben consapevole. Che esistessero bordelli a Parigi lo sapevano tutti e , anzi, molti gentiluomini usavano frequentarli regolarmente. Parigi vantava almeno 35.000 prostitute; a nessuno, però, era venuto in mente di dipingerne una nella posa della Venere di Urbino. L'oltraggio nasceva quindi sia dalla decisione di rendere pubblico ciò che normalmente si fingeva di ignorare sia dalla scelta, altrettanto irritante, di utilizzare l'arte rinascimentale per raffigurare le bassezze della vita. Una curiosità: la notorietà conquistata da Olympia fu fatale per la reputazione della modella Victorine Meurent. La donna non riuscì mai più a liberarsi dalla fame di prostituta, e dopo la morte di Manet, finì i suoi giorni povera e alcolizzata.
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Manet, Olympia, 1863 - Olio su tela - 1.3x1.9 m - Parigi Musée d'Orsay |
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Tiziano, La Venere di Urbino - 1538 - Olio su tela - 1.19x1.65 m - Firenze Uffizi |
Già nel 1863, Manet conobbe Degas, uno dei futuri impressionisti; nel 1866 strinse amicizia anche con Monet e Renoir. Gli impressioniksti sollecitarono Manet a dipingere all'aria aperta. Alcuni elementi di un linguaggio più propriamente impressionista emersero nella pittura di Manet a partire dal 1874.
Risale al 1877 un nuovo soggetto sulla prostituzione: una raffigurazione di Nanà, protagonista dell'omonimo romanzo di Emile Zola, mostrata in compagnia di un cliente. E' del 1881-82 Il bar delle Folies-Bergière, uno degli ultimi quadri di Manet. Una barista dall'espressione assente e inquietante si trova dietro un bancone carico di bottiglie. Alle sue spalle in grande specchio riflette una tipica scena da caffé, con la gente seduta ai tavolini. Un effetto prospettico deliberatamente falso ci permette di vedere nello specchio allo stesso tempo la donna e un uomo che sta per rivolgerle la parola.
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Manet, Nanà - 1877 - Olio su tela - 1.54x1.15 m - Amburgo Kunsthalle |
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Manet, Il bar delle Folies-Bergère, 1881-82 - Olio su tela - 96x130 cm - Londra Courtauld Institute Galleries |
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