domenica 22 febbraio 2015

LA METAFISICA

LA METAFISICA

La Metafisica non fu un vero e proprio movimento artistico; può definirsi più correttamente, come una tendenza della pittura italiana del secondo e terzo decennio del Novecento.

Il termine "metafisica", applicato alla pittura, va inteso come "al di là della fisica"; secondo i primi artisti metafisici, infatti, l'arte non dovrebbe avere alcun legame con la realtà, poiché il suo scopo non è rappresentare le cose così come sono ma scoprire la via primaria per mostrare il lato insolito e misterioso che si cela dietro l'apparente banalità della vita quotidiana.
L'artista metafisico ricerca nelle sue opere il meraviglioso che affiora nel quotidiano. Il suo repertorio figurativo costituisce un universo simbolico da interpretare, dove gli oggetti, accostati in maniera insolita, sono la chiave per risolvere l'enigma.

Giorgio de Chirico (1888 - 1978)rimproverò agli artisti delle Avanguardie una ricerca di modernità a tutti i costi e un'eccessiva preoccupazione per i problemi formali, a discapito di quelli filosofici. Egli propugnò un ritorno al "mestiere" di pittore, sostenendo la necessità di recuperare la tecnica e gli strumenti tradizionali della pittura. 

Furono due i temi più amati da de Chirico: le piazze e i manichini.
Le piazze sono spazi indefiniti, talvolta costruiti secondo il principio della spazialità rinascimentale, illuminati da una luce priva di vibrazioni atmosferiche, con architetture assimilabili a volumi geometrici.

Nell'Enigma dell'ora di de Chirico (fig. 1), l'intero spazio della tela è occupato da un porticato sovrastato da una loggia, nella cui ombra si scorge una figura umana che aspetta immobile.


fig. 1 Giorgio de Chirico, L'enigma dell'ora, 1911, Olio su tela, 55x71 cm, Firenze, Collezione privata

De Chirico usava collocare immagini figure umane o di statue antiche nella solitudine delle piazze porticate. A partire dal 1915 tali soggetti vennero sostituite dai cosiddetti "manichini".
Questo tipo di rappresentazione (il manichino) venne utilizzato anche da Carlo Carrà (1881 - 1966). La sua "La musa metafisica" (fig. 2) dipinta nel 1917 presenta un interno dove sono presenti alcuni oggetti: una piramide tronca colorata a base poligonale, una tela dipinta, una carta geografica, un bersaglio del tiro a segno e una grande bambola di pezza, una sorta di cieca tennista con una enorme testa da manichino. Si avverte il richiamo alla pittura di de Chirico in particolare nella figura del manichino. 


 fig. 2 Carlo Carrà La musa metafisica, 1917, Olio su tela, 90x66 cm, Milano, Collezione Jesi

Giorgio Morandi (1890 - 1964) dipinse nature morte in cui gli oggetti appaiono come sagome disposte in uno spazio senza prospettiva, private del loro ruolo. In Natura morta metafisica del 1919 (fig. 3), dimostra che per Morandi le forme reali costituiscono solo un pretesto per raggiungere risultati di assoluta purezza formale: in questo quadro, infatti, sagome geometriche investite da una luce fredda si raccolgono attorno a una cassetta vuota, posta in verticale. Tutto il dipinto si risolve dunque in un sapiente gioco di piani orizzontali, verticali e obliqui.


fig. 3 Giorgio Morandi, Natura morta metafisica, 1919, Olio su tela, 56.5x47 cm, Milano Pinacoteca di Brera

Alberto Savinio (1891 - 1952) frugò nella storia così come nell'immaginario mitologico, animando i suoi quadri con esseri mostruosi dal corpo umano e la testa di animale. ne è un esempio l'Annunciazione del 1932 (fig. 4) dove l'interpretazione mariana è a dir poco particolare, dove la Vergine è rappresentata con testa di pellicano e l'angelo da una enorme testa d'uomo con capelli azzurri, le regole geometriche non rispettate e la forma pentagonale della tela contribuiscono a rendere ancora più irreale la composizione.
fig. 4 GAlberto Savinio, Annunciazione, 1932, Olio su tela, 99x75 cm, Milano, Civico Museo di Arte Contemporanea

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