domenica 15 marzo 2015

CLASSE 1 E - TERZA SETTIMANA DI MARZO - ELLENISMO

ELLENISMO
L'Ellenismo è quel periodo della storia greca che va dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) fino alla conquista dell'Egitto da parte dei Romani (30 a.C.)
Il carattere più marcato dell'Ellenismo fu la sua internazionalità, accompagnata dal fenomeno dell'eclettismo, ossia una pacifica convivenza di espressioni culturali di provenienza diversa. Emerse anche una forma di individualismo nuova per il mondo greco, cioè venne meno quel senso della collettività, che era stato così forte nelle città nell'età classica.
Se l'arte classica era stata concepita come "utile" in quanto espressione di verità, l'arte ellenistica fu prodotta fine a se stessa.
Modello della città di Pergamo - Pergamonmuseum - Berlino

L'arte ellenistica, prevalentemente sviluppatasi nell'ambito delle diverse corti, perse il tradizionale ruolo educativo dell'arte classica e divenne elitaria.
Le opre furono spesso apprezzate più per la tecnica con cui erano eseguite o per la loro capacità di stupire che per il proprio significato. Per questo comparvero soggetti nuovi, non di rado scelti perché bizzarri o addirittura ripugnanti.

Componimenti dell'arte ellenistica furono dunque un accentuato realismo, una forte espressività una vivace rappresentazione dei movimenti.
Non mancarono tuttavia i legami con la tradizione classica idealizzante, che in alcuni casi prevalsero sulle nuove tendenze o si mescolarono.
I principali centri di produzione artistica furono Alessandria, Pergamo, Rodi e Milo.

L'arte ad Alessandria è segnata da un marcato realismo, come dimostra la scultura della Vecchia ubriaca.

Vecchia ubriaca
Mirone di Tebe, Vecchia ubriaca, copia antica da un originale del III secolo a.C. - Marmo - altezza 92 cm - Roma Musei capitolini

La Vecchia ubriaca è uno degli esempi più interessanti del realismo alessandrino. La vecchia è rappresentata ubriaca abbracciata al bottiglione coronato di edera, con il capo rovesciato e al bocca aperta; il corpo scheletrico è devastato dalla vecchiaia, dalle privazioni e dall'abuso di alcool. Come si vede. l'artista ha ritratto Maronide (dona devota a Dioniso) senza alcun tentativo di idealizzazione, anzi con un evidente compiacimento per la resa di particolari quasi sgradevoli.

A Pergamo invece si preferì un'arte con una forte valenza celebrativa, come tetimonia l'Altare di di Zeus e Athena nella sua Acropoli.

Altare di Pergamo, 197-159 a.C. Berlino Pergamonmuseum

L'altare celebra la vittoria sui Galati ed è dedicato a Zeus Sotèr (salvatore) e ad Athena Nikèphoros (portatrice di vittoria). Il monumento presenta una pianta rettangolare con due ali sporgenti. . Il basamento è ornato da un fregio ad altorilievo lungo 120 metri sul quale si sviluppa una Gigantomachia animata da una lotta feroce fra gli dei e i Giganti. 

Firomaco, Athena e Alcioneo. Particolare del fregio grande dell'Altare di Pergamo 197 - 159 a.C. Marmo, altezza 2.30 m Berlino, Pergamonmuseum

A Rodi fu scolpito il Laocoonte, un'opera che si distingue per la drammaticità del tema e la vivacità dell'espressione, ma che rinuncia la realismo, come attesta il fisico atletico del protagonista.

Laocoonte, copia natica da un originale in bronzo della metà del II secolo a.C. - Marmo, altezza 2.42 m - Roma Musei Vaticani

Il Laocoonte fu ritrovato nel 1506, tra le rovine delle Terme di Tito a Roma, questa scultura impressionò enormemente gli artisti rinascimentali, in particolare Michelangelo, che la definì "un portento dell'arte".
L'autore del Laocoonte vole tradurre in opera scultorea un celebre tema letterario: il dramma del sacerdote troiano, punito da Poseidone per aver tentato d'impedire l'ingresso a Troia del cavallo di legno (con i soldati greci nascosti dentro). Morì infatti stritolato da due serpenti, assieme ai suoi figli. E proprio la morte del sacerdote fu scelta dall'artista come soggetto per la sua scultura. L'uomo si contorce nel tentativo di liberare sé stesso e i figli dalle spire dei rettili, lo spasimo gli contrae il volto, la bocca è dischiusa, lo sguardo è rivolto al cielo. L'espressività, unita alla rappresentazione del movimento, è sicuramente uno dei tratti più caratterizzanti di quest'opera ellenistica, che per altri versi si dimostra, invece, ancora debitrice della cultura classica, come si evince dal corpo muscoloso, degno di un atleta olimpionico.

Alla scuola di Rodi appartiene la Nike di Samotracia, una delle più convincenti figure in movimento di tutta l'arte ellenistica.
Nike di Samotracia
Pitocrito (attribuita) Nike di Samotracia, inizio del II se. a.C. Marmo, altezza 2.45 m - Parigi Museo del Louvre

La Nike è stata concepita mentre spicca il volo dalla prua di una nave: ha infatti una gamba fortemente avanzata, l'altra arretrata. L'energica torsione del busto vuole opporsi al forte vento contrario che le agita la veste. Il panneggio, gonfio e fluttuante, risolve arditamente e brillantemente il problema dell'effetto moto e conferisce alla figura quel senso ineguagliato di aerea leggerezza che la fa librare nello spazio.

Proviene dall'isola di Milo (nelle Cicladi) l'Afrodite di Milo (Venere di Milo)  una delle opere più famose del mondo antico.

Afrodite di Milo, II sec. a.C. - Marmo - altezza 2.45 m. - Parigi Louvre

La dea seminuda presenta una progressiva e delicata torsione verso sinistra, controllata e bilanciata, in un mirabile equilibrio, dalla gamba sinistra, piegata  a trattenere la veste che sta scivolando. Autorevole e sensuale la dea mostra il bel corpo vitale e tornito. Lo sguardo malinconico e lontano ne fa un capolavoro di misura e di buon gusto, uno degli ultimi della lunga storia dell'arte greca.

Il Pugile delle terme detto anche Pugile del Quirinale, porta a compimento la ricerca condotta, quasi due secoli prima da Lisippo, sulla rappresentazione degli atleti.


Pugile delle terme - I sec. a.C. - Bronzo - altezza 1.28 m - Roma Museo Nazionale Romano

L'uomo non è più nel fiore degli anni, pratica uno sport disprezzato dall'arte classica ed è mostrato stanzo e confuso alla fine di un incontro.
Il Discobolo e il Doriforo sono uomini perfetti e come tali si avvicinano alla condizione del divino; il nostro pugile, al contrario, è un uomo vero.

A differenza dell'architettura classica, che aveva sempre ricercato la perfezione delle forme e delle proporzioni, l'architettura ellenistica si distingue per il suo carattere scenografico.
 
Tempietto di Athena, IV secolo a.C. Santuario di Apollo, Delfi

Compaiono nuove tecnologie, ad esempio quella del tempio circolare, e nuove strutture, come l'arco e la volta, che tuttavia sono utilizzate prevalentemente per l'apertura delle porte urbane.

Porta di Priene - disegno ricostruttivo


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